Nel cuore delle Marche, una fenditura tra le rocce rivela un paesaggio selvaggio e misterioso che sembra uscito dall’Arizona.
Nel Centro Italia, tra le pieghe meno battute dell’Appennino, c’è un luogo che evoca suggestioni da film western e silenzi da Grand Canyon. Non serve volare oltreoceano per vivere l’emozione di un canyon: basta raggiungere Tallacano, frazione quasi dimenticata del Comune di Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno.
Il suo Sasso Spaccato, una spaccatura netta nella montagna chiamata “Tassinara”, è diventato uno degli angoli più affascinanti d’Italia per chi ama il trekking, la natura selvaggia e le storie incise nella pietra. Qui il tempo sembra essersi fermato. Non ci sono bar, né negozi, solo un sentiero stretto tra le rocce, qualche croce, antichi mulini e i resti delle case in pietra, ferite dal terremoto del 2016.
Ma quel silenzio, quel vento che scivola tra le pareti di roccia, parlano ancora. E raccontano storie antiche, di contadini, di colera, di battaglie e di soldati americani nascosti in una grotta durante la Seconda Guerra Mondiale.
Camminare nel canyon del Sasso Spaccato è come entrare in un’altra dimensione
Il percorso che attraversa il Sasso Spaccato misura poco meno di due chilometri. All’apparenza breve, ma così denso di atmosfera da sembrare eterno. In un’ora si cammina tra pareti di roccia alte e strette, immerse nel verde. La fenditura, creata nei secoli da vento e acqua, sembra una cicatrice antica, un passaggio obbligato per chi cerca qualcosa di autentico.

Chi si avventura qui trova nomi incisi nella pietra, croci, resti di tombe, perché proprio in questa gola un tempo c’era un cimitero per le vittime del colera. Si entra in silenzio e si esce cambiati. I cartelli non ci sono. Serve scarponi da trekking, acqua e uno zaino con qualcosa da mangiare. Il luogo è intatto. Non ci sono chioschi, né souvenir. Solo roccia, vento e memoria.
La natura circostante ha ancora l’aspetto selvatico delle zone abbandonate: faggi, castagni, funghi e animali silenziosi. In autunno, i colori caldi rendono il cammino ancora più spettacolare. Il borgo, colpito duramente dal sisma del 2016, ha perso quasi tutti i suoi abitanti, ma non la sua forza visiva. È proprio questo contrasto tra bellezza e fragilità a renderlo un luogo impossibile da dimenticare.
Tallacano e le meraviglie dimenticate nei dintorni tra grotte, cascate e paesi fantasma
Chi arriva fin qui raramente si limita al Sasso Spaccato. Tallacano è il punto di partenza per esplorare una fetta d’Italia nascosta, fatta di borghi semiabbandonati, sentieri panoramici, mulini antichi e sorgenti termali naturali. Poco distante, tra i boschi, c’è la Grotta del Petrienno, un’ampia cavità nascosta dietro una cascata. È invisibile nei periodi di piena, ma visitabile nei mesi asciutti.
Entrando si trovano muretti a secco e tracce lasciate dai pastori, ma anche scritte in inglese scolpite dai soldati americani, che usarono la grotta come rifugio durante la guerra. È un luogo che fonde la natura con la memoria collettiva. Più in alto, si incontrano paesi disabitati, silenziosi, abitati solo da ricordi. In primavera il verde si apre in mille sfumature, mentre in autunno le castagne tappezzano i sentieri.
In ogni stagione, il cammino tra questi boschi non è mai solo un’escursione: è un viaggio dentro un tempo che non c’è più. L’assenza di folla, di rumori, di consumo rende questa zona delle Marche una delle ultime oasi di autenticità. E mentre cammini, tra l’odore del muschio e il suono dell’acqua, capisci che il vero viaggio a volte comincia dove finisce la strada asfaltata.
Una meraviglia fragile da scoprire ora, prima che sia troppo tardi
Visitare il Sasso Spaccato oggi significa entrare in contatto con un luogo che resiste, ma che potrebbe non farlo ancora a lungo. Il terremoto ha minato la stabilità di queste terre, e l’abbandono rischia di cancellare anche le ultime tracce di vita.
Ma proprio per questo ogni visita, ogni passo, ogni foto è una forma di memoria attiva. Non c’è biglietto, non c’è promozione turistica: c’è solo la scelta di rallentare e vedere. In un’Italia sempre più affollata da viaggi mordi e fuggi, luoghi come questo offrono un’alternativa più profonda.
Qui non si viene per postare una foto, ma per sentire un’eco, ascoltare un racconto inciso nella pietra, toccare una verità che non ha bisogno di effetti speciali. E magari, dopo aver camminato tra le fenditure del canyon marchigiano, si torna a casa con qualcosa in più: il senso di aver toccato una delle anime più vere del nostro Paese.