Pantheon di Roma, debutta un percorso segreto: la galleria mai mostrata ora diventa immersiva

Dentro il Pantheon si apre uno spazio che per decenni è rimasto chiuso ai più: la galleria a sinistra dell’altare, dove un tempo stava il lapidarium di Antonio Muñoz, è stata trasformata in un percorso multimediale che cambia il modo di leggere il monumento. L’intervento non si limita a mostrare reperti: associa tecnologia a archeologia e a storia sacra, invitando il pubblico a muoversi in stanze che raccontano fasi diverse della vita del tempio. È una fruizione che vuole riaccendere la memoria del luogo, restituendo consistenza a elementi spesso citati ma raramente visibili. Un dettaglio che molti sottovalutano: il nuovo allestimento prende lo spazio dei depositi e lo riconsegna come laboratorio di conoscenza, non come magazzino.

Il nuovo percorso e la galleria che diventa narrazione

Il progetto intitolato “Oltre il Pantheon” trasforma la galleria in un itinerario dove videomapping, ricostruzioni digitali e reperti originali si alternano per offrire più livelli di lettura. L’area, prima poco accessibile, ora guida il visitatore attraverso sequenze visive che non spiegano solo i fatti: mostrano le trasformazioni materiali e culturali che hanno segnato il monumento. Le proiezioni evidenziano la stratificazione urbana e mettono in dialogo elementi lapidei con ricostruzioni virtuali, così che la pietra torna a essere parola e la tecnologia diventa veicolo di conoscenza.

Nel percorso si percepisce la continuità tra i singoli reperti e la storia della città: colonne, capitelli e frammenti architettonici non sono più semplici testimoni, ma parti di una narrazione dinamica che collega il Pantheon al contesto del Campo Marzio. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è qui spiegato con chiarezza: la città cambia ma mantiene punti focali, e il Pantheon resta uno di questi. I tecnici che hanno curato le proiezioni raccontano come la luce sia stata calibrata per rispettare i materiali originali, restituendo colori attenuati e volumi che fino a oggi erano percepiti solo in parte.

La scelta di aprire questi spazi risponde a un obiettivo preciso: non valorizzare per sé la tecnologia, ma usarla per leggere meglio la memoria urbana e il corpo architettonico del tempio. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la natura didattica dell’allestimento: ogni sequenza vuole essere uno strumento per comprendere cause, effetti e relazioni temporali, non un mero spettacolo visivo.

Pantheon di Roma, debutta un percorso segreto: la galleria mai mostrata ora diventa immersiva
Pantheon di Roma, debutta un percorso segreto: la galleria mai mostrata ora diventa immersiva – conformaonline.it

Dal Pantheon “segreto” alle altezze dell’oculo: ricostruzioni e luce

La parte più sorprendente del percorso è la rianimazione virtuale della cosiddetta Basilica di Nettuno, la costruzione sorella del Pantheon distrutta nel Quattrocento. Le ricostruzioni mostrano un ambiente policromo, con una grande abside pensata per la statua di Nettuno: volumi, cromie e decorazioni affiorano in modo calibrato, restituendo al visitatore l’idea di uno spazio monumentale che oggi resta leggibile solo a tratti in via della Palombella. Un dettaglio che molti sottovalutano è la presenza delle decorazioni marine, come i delfini, che aiutano a contestualizzare la scena sacra e pubblica della Roma antica.

Accanto a questa ricostruzione, il percorso propone un videomapping che ripercorre il Campo Marzio in cinque fasi storiche: dall’età tardo-repubblicana al presente, gli strati urbanistici emergono e si sovrappongono per spiegare perché il Pantheon sia stato per oltre duemila anni un punto di riferimento. Lo sguardo si sposta poi sull’oculo della cupola, una sorta di lente naturale: il mapping studia il percorso del sole e mostra come la luce entri in date precise, con un punto di massima intensità durante il Natale di Roma. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno viene qui documentato con attenzione scientifica, per dimostrare la relazione fra architettura e luce.

Il percorso include anche il Pantheon come chiesa cristiana: la Basilica di Santa Maria ad Martyres riprende corpo grazie a ricostruzioni che riattivano frammenti di affreschi medievali e il ciborio altomedievale con lastre decorate da pavoni, simboli legati alla rinascita. Torna visibile anche l’edicola barocca voluta da Clemente XI per la Madonna Odigitria, che contribuisce a restituire la stratificazione religiosa e artistica del luogo. Il risultato è chiaro: anche il monumento più fotografato d’Italia conserva nodi di storia non ancora pienamente raccontati, e ora li rende leggibili nella loro materialità.

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