Sul fondo del mondo d’acqua dolce c’è un vuoto che arriva fino a 1.642 metri sotto la superficie: è il cuore del Baikal, il lago che spesso chiamiamo il più profondo del pianeta. Si trova in Burazia, nella parte meridionale della Siberia, non lontano dal confine con la Mongolia, ma la sua presenza non si limita a un primato. La sua forma, le acque limpide e le storie che lo circondano ne fanno un luogo che suscita curiosità e una certa difficoltà pratica per chi vorrebbe andarlo a vedere di persona.
Il Baikal, oltre il record
Il profilo fisico del lago è semplice da descrivere ma complesso da comprendere: una lunghezza di circa 636 chilometri e una larghezza variabile tra 25 e 80 chilometri, alimentato da più di 330 emissari. La profondità media supera i 700 metri e il dato massimo di 1.642 metri lo pone al vertice delle classifiche per i laghi terrestri. Questi numeri spiegano perché il Baikal contenga una porzione significativa dell’acqua dolce accessibile del pianeta, una risorsa che ha valore ecologico e idrologico ben oltre i confini russi.
Chi osserva il lago nota subito la trasparenza dell’acqua e la sua ossigenazione: condizioni che favoriscono una fauna e una flora con alti tassi di endemismo. Secondo la tradizione locale e alcuni studi, molte specie vivono soltanto qui, un fatto che rende il territorio sensibile alle pressioni antropiche. Un dettaglio che molti sottovalutano è la dinamica del ghiaccio in inverno: lo strato può diventare spesso e stabile, trasformando il paesaggio e le possibilità di accesso.
Da un punto di vista paesaggistico la zona offre isole, scogliere e spiagge rocciose che cambiano rapidamente aspetto con le stagioni. Lo stato di tutela e il riconoscimento come patrimonio internazionale sono misure pensate proprio per proteggere questo equilibrio. Chi lavora sui temi ambientali lo racconta come un ecosistema che richiede regole rigorose per i visitatori e per le attività economiche nelle aree costiere.

Si può visitare il Baikal?
La risposta breve è: sì, ma con limiti e condizioni. Esistono aree attrezzate al turismo, percorsi e strutture che accolgono visitatori ogni stagione, in particolare l’Isola di Olkhon con la famosa Roccia di Šamanka, luogo di valore culturale per i Buriati. Lungo le rive si trovano villaggi, piste e punti di osservazione dove chi arriva può vedere foche, uccelli e panorami insoliti. Tuttavia l’accesso è regolato: permessi locali, limiti di carico e standard per i rifiuti mirano a ridurre l’impatto umano.
Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la logistica: per raggiungere il Baikal servono spesso trasferimenti lunghi via terra o scali multipli, e la rete dei servizi cambia molto tra estate e inverno. Negli ultimi anni poi la situazione geopolitica ha inciso sulla praticabilità del viaggio per cittadini occidentali. Le sanzioni, le restrizioni sui voli e le complicazioni nei pagamenti elettronici hanno reso più difficili i normali itinerari turistici, mentre il rilascio dei visti turistici ha procedure specifiche.
Per chi pianifica un viaggio oggi è importante verificare permessi, opzioni di trasporto e l’offerta ricettiva locale, oltre a rispettare i limiti imposti dalle autorità di protezione ambientale. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la trasformazione del lago in una vasta superficie percorribile: resta però un territorio dove la distanza e le regole rendono il viaggio una scelta che richiede preparazione. Per ora, il Baikal continua a essere un luogo visitabile ma non banale da raggiungere; chi organizza itinerari lo sa e propone soluzioni che tengono insieme tutela e accesso responsabile.