Passando per Firenze in questi mesi, si possono ancora sentire anziani parlare del Capodanno del 25 marzo, un’usanza che oggi può apparire come una curiosità storica. In realtà, questa data ha segnato per secoli l’inizio dell’anno nella città toscana, incastonando fede, tradizione e una visione del tempo molto diversa da quella attuale. La scelta del 25 marzo non è casuale: coincide con la festa dell’Annunciazione, quando l’Arcangelo Gabriele annunciò alla Vergine Maria la nascita di Gesù. Questa ricorrenza simboleggiava un vero e proprio punto di partenza del tempo, vissuto come una rinascita. Per quasi quattro secoli, Firenze visse secondo questo calendario particolare, distinguendosi dal resto d’Europa grazie a un intreccio stretto tra il tempo sacro e la vita civica quotidiana.
Il Capodanno fiorentino tra arte, religione e mercati
Quel 25 marzo non era un semplice giorno, ma un momento centrale per Firenze sotto molteplici aspetti. La Basilica della Santissima Annunziata costituiva il fulcro delle celebrazioni: ogni anno pellegrini e fedeli provenienti da tutta la Toscana si radunavano per onorare l’affresco della Miracolosa Annunciazione, un’opera dall’alto valore storico e simbolico. Secondo la leggenda, il pittore originario non riuscì mai a completare il volto della Vergine Maria, lasciando l’opera incompiuta fino a quando non fu “terminata dagli angeli”. Questo dettaglio riflette l’importanza profonda del culto locale, spesso poco conosciuto.

La festa si estendeva ben oltre la dimensione religiosa: le piazze cittadine si riempivano di mercati, fiere e feste popolari. Mercanti e artigiani vedevano in questo giorno un’occasione fortunata per vendere i propri prodotti, convinti che ciò avrebbe portato bene per tutto l’anno. Sebbene la tradizione si sia evoluta, alcuni mercatini moderni continuano ad animare Firenze con un’energia che sembra attraversare i secoli. Sul piano artistico, il tema dell’Annunciazione fu reinterpretato da grandi maestri come Leonardo da Vinci e il Beato Angelico, mentre filosofi come Marsilio Ficino gli attribuirono un significato cosmico e spirituale. Il neoplatonico vedeva in questa data il punto di convergenza tra l’umano e il divino, un concetto che permeava l’intero Rinascimento fiorentino.
Quando il calendario cambiò e finì un’epoca
Nonostante il calendario gregoriano fosse stato adottato nel 1582, Firenze mantenne ufficialmente il suo Capodanno al 25 marzo fino alla metà del XVIII secolo. Per generazioni questa data regolava scadenze fiscali, contratti e transazioni commerciali, ma con l’aumento delle relazioni diplomatiche e dei commerci internazionali, il sistema divenne sempre più complicato da gestire. La città iniziò a perdere terreno rispetto ad altri centri europei che seguivano un calendario uniforme.
Il cambiamento definitivo spettò al Granduca Francesco III di Lorena, che nel 1749 decretò l’inizio ufficiale dell’anno al 1° gennaio, in linea con il resto del mondo cristiano. Questo passaggio pose fine a una tradizione secolare, ma non eliminò il valore simbolico del 25 marzo. Ancora oggi, una targa sotto la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria ricorda questo momento storico. Chi abita in città sa che quella memoria è viva: il Comune ha rilanciato la tradizione con un corteo in costume rinascimentale e numerosi eventi culturali, richiamando residenti e turisti fino alla Basilica della Santissima Annunziata. Mercatini, concerti e appuntamenti continuano ad animare le strade, mostrando come il Capodanno fiorentino, pur cambiando nel tempo, resti un pezzo significativo della vita cittadina.