Un viaggio in treno spettacolare attraverso le Alpi svizzere innevate

Un convoglio rosso attraversa paesaggi dove la presenza umana sembra ridotta all’indispensabile: è il Bernina Express, un collegamento ferroviario che mette in fila montagne, laghi e infrastrutture ingegneristiche senza sostituirsi al territorio. La sensazione, per chi sale a bordo, non è solo quella di spostarsi da un punto A a un punto B: è osservare come una linea ferroviaria abbia saputo adattarsi a un ambiente alpino difficile, trasformando il tragitto in un’esperienza visiva e tecnica.

La linea e le sue caratteristiche tecniche

La tratta che collega l’Italia alla Svizzera è riconosciuta come patrimonio condiviso di opere e paesaggi: la coppia di linee Bernina e Albula figura nell’elenco del Patrimonio dell’UNESCO, un riconoscimento che sottolinea tanto il valore paesaggistico quanto la qualità dell’opera ingegneristica. A gestire la circolazione è la Ferrovia Retica, che ha progettato e mantiene una linea capace di affrontare pendenze e geometrie complesse senza ricorrere a sistemi a cremagliera. Il risultato è una ferrovia “ad aderenza naturale” che si inserisce nel territorio con attenzione agli elementi esistenti.

Le carrozze panoramiche, con le grandi vetrate, sono un elemento distintivo: eliminano quasi ogni barriera visiva e trasformano curve e gallerie in momenti di osservazione. A bordo è spesso disponibile un servizio di audioguida in più lingue che fornisce dati storici e geografici sui punti attraversati, utile per comprendere la scala dell’impresa tecnica. Un dettaglio che molti sottovalutano è la manutenzione continua: i lavori su binari e viadotti sono programmati per minimizzare l’impatto sul paesaggio e garantire sicurezza durante tutto l’anno.

Comprendere la natura dell’opera è utile per apprezzare il tratto non solo come “bella vista”, ma come un sistema dove tecnologia e ambiente convivono con regole precise.

I paesaggi che scorrono dal finestrino

Il percorso completo copre circa 61 chilometri, partendo da Tirano (429 metri) e arrivando a St. Moritz (1.822 metri): la salita è costante e si sviluppa senza ausilio di cremagliera, un particolare che spiega buona parte dello sforzo ingegneristico. Tra i punti più noti c’è il viadotto di Brusio, una spirale a cielo aperto in pietra che consente al convoglio di guadagnare quota con un gesto architettonicamente elegante. Non è solo tecnica: la spirale è anche un punto in cui il panorama si compone e si ricompone, offrendo più inquadrature in pochi minuti.

Lungo la tratta si alternano specchi d’acqua e ampie vedute montane: il Lago di Poschiavo è una delle pause visive più apprezzate, incassato tra rilievi di diversa altezza; più in quota la stazione di Alp Grüm funge da terrazza naturale sul ghiacciaio del Palü. L’itinerario raggiunge poi l’area dell’Ospizio Bernina, a 2.253 metri, dove i laghi alpini mostrano colori che variano con la luce e la fusione dei ghiacci.

Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la rapidità con cui cambiano ecosistemi: in poche ore si passa da vigneti e meleti a conifere, praterie alpine e suoli rocciosi. Questo succedersi rende il viaggio dinamico, con scene diverse che si succedono ad ogni curva e che invitano a pianificare soste per osservare con calma elementi che altrimenti si perderebbero nello sguardo distratto.

Organizzare il viaggio: fermate, biglietti e consigli pratici

Per salire sulle carrozze panoramiche è obbligatoria la prenotazione del posto oltre al biglietto: i posti disponibili sono limitati e in alta stagione vanno esauriti rapidamente. Esistono pass ferroviari internazionali che coprono la corsa di base, ma spesso non comprendono il supplemento di riserva per le carrozze panoramiche; verificare le condizioni è un passaggio pratico che conviene non trascurare. Un dettaglio che molti sottovalutano è la differenza di prezzo tra classi e periodi: la pianificazione anticipata permette di scegliere la soluzione più adatta.

Dal punto di vista pratico, il viaggio richiede poche ma precise attenzioni: portare una macchina fotografica o uno smartphone con autonomia, occhiali da sole per la riflessione su neve e acqua, acqua e snack per le soste non programmate e abbigliamento a strati per le variazioni di quota. Per chi cerca il lato con le migliori visuali, la regola generale per la tratta Tirano–St. Moritz è sedersi sul lato destro in direzione di marcia, ma le ampie vetrate garantiscono comunque una buona vista anche dall’altro lato.

Fermate consigliate per allungare il viaggio sono Tirano, con il suo centro storico e il Santuario della Madonna, e le stazioni di sosta in quota come Alp Grüm e Ospizio Bernina: in questi punti è possibile scendere e riprendere il treno successivo, controllando gli orari. Chi conclude il percorso a St. Moritz trova una località che offre musei, passeggiate attorno al lago e servizi per sport invernali e attività estive.

Dal punto di vista tecnico, il tracciato è composto da 55 tunnel e 196 ponti, con pendenze che raggiungono il 70 per mille: numeri che spiegano come il binario si confronti con un orizzonte verticale. Sullo sfondo emergono montagne come il Piz Bernina e ghiacciai quali il Morteratsch, elementi che mantengono il viaggio ancorato a una geografia precisa. È un’esperienza che lascia un’impressione concreta: non solo immagini, ma la percezione della scala e della cura necessaria per tenere in esercizio una linea di montagna tutto l’anno.